olocausto animale
E’ appena trascorso il giorno della memoria e fortunatamente se n’è parlato ancora anche se i giovanissimi in realtà poco sanno e a volte poco gli interessa, per molti di loro contano solo cose materiali come il cellulare. Purtroppo siamo in un’epoca in cui correnti estremiste rischiano di tornare al potere, la preoccupazione sale anche in Italia in vista delle prossime elezioni.
Di seguito pubblico un articolo di Mina Cappussi (sito www.unmondoditaliani.com ) inerente all’olocausto animale, è fatto bene e penso possa far riflettere, far capire che in realtà non è finito niente, l’olocausto si è solo trasferito sugli animali, la cattiveria umana non ha fine, direi semmai che si perfeziona.
<<Tutto quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei, noi lo facciamo agli animali. Helmut Kaplan: “i nostri nipoti un giorno ci chiederanno: Dov’eri durante l’Olocausto degli animali? Che cosa hai fatto per fermare quei crimini orrendi? A quel punto, non potremo usare la stessa giustificazione per la seconda volta, dicendo che non lo sapevamo”. Oggi commemoriamo l’olocausto che non finisce mai. Non sono forse i macelli, gli allevamenti intensivi e i laboratori di ricerca, così accuratamente nascosti alla nostra vista, le Auschwitz di oggi?
Il monito di Helmut F. Kaplan risuona, anzi urla nelle nostre coscienze di uomini e donne che continuano ad accettare una schiavitù che fa ribrezzo al senso di civiltà che crediamo di aver raggiunto. E c’è un Premio Nobel per la letteratura, Isaac B. Singer, scrittore ebreo deportato, vittima con la sua famiglia dell’Olocausto, che ha gridato al vento la verità che non vogliamo vedere. Lui, proprio lui che ha vissuto l’orrore, definisce “nazisti tutti quegli uomini che sfruttano o torturano gli altri animali” ispirando il titolo del libro di Patterson “Un’eterna Treblinka”
Per gli animali, dunque, Treblinka dura in eterno “e oggi più che mai dobbiamo ricordarlo al mondo intero, gridarlo finchè abbiamo voce, combattere per fermare lo sterminio di esseri viventi che trattiamo come schiavi in nome di uno specismo frutto di delirio etnocentrista”. IL mondo, per fortuna, si sta svegliando dall’incubo, ma dobbiamo fare in fretta. Nel mondo si allevano circa 1 miliardo e 300 milioni di bovini, 2 miliardi e 700 milioni di ovini e caprini, 1 miliardo di suini, 12 miliardi di polli e galline. Solo di bovini, ogni anno in Italia si macellano circa 4.700.000 individui. Il 27 gennaio di ogni anno, a partire dal 1945, si ricordano le vittime dell’Olocausto, ma nessun politico parla degli animali massacrati tutti i giorni a milioni. Quello non fu il primo olocausto e nemmeno l’ultimo.
“C’è una presunta ‘normalità’ che gronda sangue – scriveva Francesco Pullia – e risulta inaccettabile”. “Parafrasando – leggiamo sul sito Mondo Vegetariano – un noto aforisma di Adorno, Auschwitz inizia ogni volta che passando da un bancone di un supermercato, dalla vetrina di una pellicceria o ci sediamo per mangiare facciamo le spallucce e diciamo che si tratta ‘solo di animali’. Se si dà per scontata l’esistenza di un mattatoio, non ci si può stupire o indignare degli stermini di massa che hanno infangato i secoli. Siamo circondati da migliaia di Buchenwald, Birkenau, Dachau…”.
Filosofi e scrittori hanno paragonato l’olocausto umano all’olocausto animale. I moderni allevamenti industriali sono niente altro che lager, e l’opera di sterminio animale della contemporaneità è la stessa perpetrata dalla Germania hitleriana. È un parallelismo scottante, che diversi autori hanno sostenuto, da Peter Singer, Coetzee, Charles Patterson, Primo Levi, Edgar Kupfer.
“Da ebreo cristiano cresciuto in una quartiere pieno di sopravvissuti dell’Olocausto e di gente che ha perduto i suoi cari – scrive Steward David, sopravvissuto all’Olocausto nazista, attivista per i diritti degli animali – non penso di banalizzare il loro dolore. Ma non sono forse i macelli, gli allevamenti intensivi e i laboratori di ricerca, così accuratamente nascosti alla nostra vista, le Auschwitz di oggi? Dolore, violenza e sofferenza sono più accettabili solo perché inflitti ad animali innocenti che a persone innocenti?”
“Il menefreghismo e l’ignoranza penso siano i nostri veri nemici – si legge nel sito del Circolo Vegetariano Treia – ma sono convinto che dobbiamo aprire gli occhi a più persone possibili, dobbiamo smetterla con l’olocausto continuato. Cominciando dal rifiuto personale all’essere compartecipi dello sterminio a cui vengono sottoposti i nostri “fratelli minori” e delle sue conseguenze sul nostro modo di vivere e sul nostro pianeta. Forse solo allora potremo sperare in un vero cambiamento per una società che possa vivere in armonia con animali e natura senza odio, guerre, razzismo… un razzismo che comincia a tavola! Alcuni potranno scandalizzarsi del mio paragone sugli stermini compiuti contro l’umanità rispetto a quelli verso il mondo animale… ma, pensiamoci bene, non è anch’esso un animale l’uomo? Non siamo noi tutti umani animali, definiti evoluti, che in seguito alla nostra presunta “intelligenza” siamo stati in grado di dominare tutte le altre e la nostra stessa specie? Non siamo noi animali che assoggettano tutto ciò che è vivo, che usano con mercimonio altri esseri umani e non umani, che distruggono l’habitat e gli elementi, che cancellano dalla loro coscienza l’appartenenza comune alla vita? Sì, siamo animali che hanno cancellato la memoria!”
“Un’altra fonte di miseria e di sofferenza per l’umanità intera – leggiamo sul sito Teosofia Bernardino da La Dimensione Umana di Bernardino del Boca – sono le crudeltà e le sofferenze con cui affliggiamo la vita degli animali. La nostra mentalità egoista e limitata non ci permette di pensare veramente a queste sofferenze; non ci permette di reagire alle atroci agonie degli animali di grossa mole che vengono stipati in spazi insufficienti, tormentati dalla sete, dallo sfinimento nelle stazioni in interminabili attese nei carri bestiame piombati; come non ci fa reagire abbastanza alla vivisezione, alle corride, e a tutti gli altri modi con cui l’uomo, unico vero essere feroce del creato, fa soffrire gli animali, e quegli esseri umani che egli considera inferiori o nemici. Quando l’uomo acquista il senso di responsabilità, diventa vegetariano, non soltanto perché riconosce che il mangiare carne di cadavere è nocivo alla salute, ma soprattutto perché non vuole rendersi responsabile della sofferenza e della morte degli animali. Il teosofo G.R. Arundale ha espresso molto bene il concetto di interdipendenza fra la sofferenza degli animali e la guerra con queste parole: “Ogni volta che vedo una tavola da pranzo con sopra carne e pesce, so di guardare ad uno dei semi della guerra e dell’odio -un seme che si svilupperà in una malerba di atrocità. Ogni volta che leggo di partite di caccia, so che sto leggendo di un seme della guerra e dell’odio. Ogni volta che leggo o sento di vivisezioni, so che altri semi di guerra e di odio sono stati seminati, e le future generazioni raccoglieranno guerra e odio. Ogni volta che leggo e vedo crudeltà verso gli animali, so che un’altra guerra è vicina”
E la LEAL Lega Antivivisezionista:
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria: il giorno in cui i cancelli di Auschwitz furono abbattuti e venne scritta la parola fine a tutti gli orrori dei campi di concentramento. Non servono tante parole per commentare gli orrori perpetrati per anni nei confronti di sei milioni di persone sterminate.
Oggi chi difende i diritti degli animali allevati, sfruttati, brutalizzati e uccisi spesso collega lo sterminio razziale a quello degli animali e talvolta qualcuno che suddivide il valore della vita per specie di appartenenza si indigna. L’orrore e la violenza hanno per tutti lo stesso biglietto da visita.
Lo stesso pensiero, la stessa similitudine la fecero molte persone, a loro volta perseguitate. Isaac Bashevis Singer, ebreo vittima con la sua famiglia dell’Olocausto, e premio Nobel per la letteratura nel 1978, ci ha ricordato come, in realtà, per gli animali l’Olocausto non è mai finito, condannando: “l’assurda razionalizzazione dello sterminio compiuto sugli altri animali per ogni futile bisogno umano, compreso il mangiar carne. Dovreste andare a leggervi i rapporti sugli esperimenti che i nazisti effettuarono sugli ebrei nei loro laboratori e poi leggere i rapporti sugli esperimenti che vengono fatti oggi sugli animali. Allora vi cadranno le bende dagli occhi e sarà facile vedere la similitudine. Tutto quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei, noi lo facciamo agli animali.
Aggiungiamo anche la riflessione fatta dal filosofo tedesco Theodor W. Adorno, che con l’avvento del nazismo fu costretto all’esilio, e che scrive: “Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali”.
LEAL Lega Antivivisezionista si oppone a ogni genere di abuso e violenza nei confronti di ogni specie vivente. Crediamo che il giorno della Memoria sia una commemorazione ma anche uno spunto di crescita personale, per rivedere le volontarie o involontarie discriminazioni quotidiane, per ripensare i propri pregiudizi e difendere, come non si fece abbastanza ai tempi della Shoah, i diritti di chi “non ha diritto a diritti” anche quelli degli animali torturati, abusati, uccisi, sfruttati ogni singolo secondo nei laboratori di vivisezione, per diventare cibo, indumenti, divertimento. Dobbiamo abituarci a individuare, a vedere l’ingiustizia e ad opporci. Chi non lo fa la sottoscrive. In questo modo si può dare un senso al passato e iniziare un vero cambiamento.
Infine, il Presidente dell’OIPA, Massimo Comparotto, sulle riflessioni di Isaac Bashevis.
“Herman pronunciò mentalmente l’elogio funebre della topolina che aveva diviso con lui un tratto della propria vita e che per colpa sua se n’era andata da questa terra.” “Che ne sanno di quelli come te gli studiosi, i filosofi, i leader di questo mondo? Si sono convinto che l’uomo, il peggior trasgressore di tutte le specie, sia il vertice della creazione: tutti gli altri esseri viventi sono stati creati unicamente per procurargli cibo e pellame, per essere torturati e sterminati. Nei loro confronti tutti sono nazisti; per gli animali Treblinka dura in eterno.”
Questo elogio è tratto dal racconto breve “L’uomo che scriveva lettere” di Isaac Bashevis Singer (1904-1991) premio Nobel per la letteratura 1978.
Olocausto, dal greco holòkauston, formato da hòlos (tutto) e kàiein (bruciare), è una parola che dopo la Seconda Guerra Mondiale ha assunto un significato molto profondo non solo per gli ebrei ma per tutta l’umanità. Rappresenta lo sterminio da parte dei nazisti di quasi 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau, Dachau, Buchenwald, Mauthausen, Treblinka e numerosi altri sparsi in Europa. Soprattutto la tragedia dell’Olocausto deve essere ricordata come monito per tutte le generazioni future, affinché non dimentichino di che cosa è stato capace l’uomo. Il voler paragonare l’Olocausto compiuto in passato dai nazisti e l’Olocausto compiuto quotidianamente nei confronti dei miliardi di animali macellati, cacciati, pescati, torturati ogni anno, per molti potrebbe apparire come un’eresia.
Ma Singer era uno scrittore Yiddish, un ebreo proveniente da una famiglia ortodossa e anch’egli era fedele alle antiche tradizioni ebraiche. Eppure scrisse quello che abbiamo letto e molto altro ancora riguardo quella assurda razionalizzazione dello sterminio compiuto sugli altri animali per ogni futile bisogno umano, compreso il mangiar carne.
Anche se Singer non divenne definitivamente vegetariano che nel 1962, appare evidente il suo costante rifiuto della macellazione degli animali, in particolare della macellazione con rito ebraico, consistente nel recidere la carotide della gola per far dissanguare l’animale ancor vivo e sofferente.
Nel suo primo romanzo Satana e Goray scritto nel 1935 vi sono descritte delle raccapriccianti scene ambientate nel mattatoio con alcuni protagonisti nelle vesti di macellatori rituali.
Queste scene di morte sono riportate anche nel suo più famoso romanzo dinastico La famiglia Moskat che gli è valso il Nobel per la letteratura. In particolare nel racconto Sangue, la protagonista principale è una ricca donna ebrea di nome Risha, che diventa di volta in volta adultera, macellaia, assassina e, alla fine della storia, diventa un lupo mannaro, come fosse una graduale, sanguinaria discesa negli inferi.
Ne Il macellatore Yoine Meir è un giovane rabbino che diventa suo malgrado un macellatore ossessionato dal suo lavoro dal momento che l’uccisione dell’animale: “gli causava lo stesso dolore che avrebbe provato se avesse tagliato la gola a se stesso”. Poi finirà per impazzire con la costante angoscia di essere inseguito da miriadi di animali insanguinati che gli spruzzano addosso fiele e bava e che lo portano ad imprecare: “Padre del Cielo, Tu sei il macellatore e l’angelo della morte! il mondo intero è un macello!”.
Quasi un’autobiografia è il romanzo Il penitente che narra la storia di Joseph Shapiro, un ebreo sfuggito dall’Olocausto che, in seguito trasferitosi a New York diventa un convinto vegetariano, tanto da affermare: “Più volte ho pensato che per quanto riguarda il suo comportamento verso gli animali, ogni uomo è nazista”. Sono poi numerosi i romanzi in cui Singer prende il preteso per scagliarsi contro la caccia, come in Lo schiavo o in Ombre sull’Hudson dove addirittura afferma: “Fino a quando le altre nazioni continueranno ad andare in chiesa al mattino e a caccia nel pomeriggio, resteranno bestie scatenate destinate a produrre altri Hitler e altre mostruosità”; e sulla pesca: “Non li sfiora neppure per un istante l’idea che esseri innocenti soffriranno e moriranno a causa di questo divertimento innocente”.
Il paragone con l’Olocausto Singer lo fa anche nel romanzo Nemici: Una storia d’amore in cui il personaggio di Herman Broder che ha perduto l’intera famiglia per mano dei nazisti quando viene portato dinanzi agli animali dello zoo vede gli occhi del leone che: “esprimevano la disperazione di colori ai quali non è concesso né di vivere né di morire… e il lupo che andava su e giù, girando nella sua stessa pazzia.. Come gli ebrei, gli animali sono stati trascinati qui da tutte le parti del mondo, condannati all’isolamento e alla noia.. Un uccello girava la testa a destra e a sinistra come cercando il colpevole che lo aveva ingannato a questo mondo”.
Nel libro di Charles Patterson “Un’eterna Treblinka” di Editori Riuniti apprendiamo da fonti ben documentate anche l’antivivisezionismo di Singer: “Non potrò mai dimenticare le crudeltà perpetrate contro le creature di Dio nei macelli, con la caccia e nei vari laboratori scientifici”; e a proposito di coloro che difendono i diritti degli animali: “è un bene che esistano persone che esprimono una forte protesta contro l’uccisione e la tortura degli indifesi”.
Il libro riporta anche un’intervista rilasciata per un importante quotidiano nel 1964 in cui dice: “Lasciatemi aggiungere che sono vegetariano convinto. Forse vi interesserà sapere che, benché io non segua alcun dogma, questo è diventato il mio dogma”.
Quando qualcuno gli chiedeva se era vegetariano per motivi di salute, egli rispondeva sempre: “Sì, certo, per la salute degli animali”.>>
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Per approfondire nel mio blog sotto la sezione “libri” potete trovare tante letture inerenti (vi consiglio: Jonathan Safran Foer, scrittore e saggista statunitense,“Se niente importa”) , utili sono anche le citazioni che ho riassunto.
Riccardo.