Dopo la COP 15 gli obiettivi 2023…
A
Montreal sono stati approvati 4 obiettivi e 23 target che
hanno come obiettivo quello di arrestare ed invertire la perdita di
biodiversità/natura entro il 2030.
Il nuovo accordo è un
passo avanti rispetto al precedente, ma manca di misure per accelerare le azioni
nel tempo, e di conseguenza aumentare le risorse finanziarie
disponibili, se i progressi risulteranno essere insufficienti.
Dobbiamo assicurarci che questi obiettivi
vengano integrati nelle
politiche nazionali di sviluppo e di conservazione, che vengano stanziati i fondi necessari per attuarle e che
le aree identificate per la protezione e il ripristino siano ecologicamente
significative e possano creare un impatto positivo per natura ed esseri umani.
Perdere biodiversità vuol dire perdere
organismi viventi insieme agli ecosistemi che li ospitano, che si traduce in
una maggiore vulnerabilità del pianeta alle pandemie e alla crisi climatica, ma
anche la progressiva scomparsa di servizi cruciali forniti dalla biodiversità
come salute, acqua potabile, sicurezza alimentare, difesa dagli eventi
climatici estremi e di conseguenza maggiore povertà, fame e guerre e altri
conflitti.
Davanti a noi una mission per arrestare ed invertire la perdita di
biodiversità entro il 2030. Una mission ambiziosa da cui dobbiamo trarre
l’ispirazione necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati nei prossimi
7 anni.
Ecco i 4 macro obiettivi fissati dall’accordo
- Conservazione del 30%
di terre e oceani entro il 2030 tramite l’istituzione di aree
protette e di altre misure di gestione, i Paesi dovranno garantire la
protezione del territorio, delle coste e del mare, nel rispetto e con il
contributo delle popolazioni indigene e dei territori tradizionali. Questo è un
punto decisamente positivo che ci permetterà di lavorare sul territorio per
identificare le aree più significative da proteggere. - Il 70% che non è protetto andrà gestito
sostenibilmente. Questo significa ridurre drasticamente l’uso di pesticidi, eliminare
i sussidi dannosi per la natura, gestire la pesca e il settore forestale in
modo che gli interessi economici non arrechino danno alla natura, e di
conseguenza all’uomo. Purtroppo nel nuovo accordo non c’è modo di misurare il
raggiungimento dei target a livello globale: dovremo quindi moltiplicare gli
sforzi per trasformare il settore produttivo e i nostri consumi a livello
nazionale. - Ripristino del 30% degli ecosistemi degradati: grazie anche alle
azioni che dovremo intraprendere a livello europeo con la nuova legge sul
ripristino della natura, questo obiettivo ci permetterà di lavorare per
recuperare la natura che abbiamo perso a causa delle azioni dell’uomo. - Fermare l’estinzione di specie causata dall’uomo. Questo obiettivo, al
momento con un orizzonte temporale al 2050, deve essere raggiunto subito,
perché la perdita di specie, sia animali che vegetali, ha ripercussioni
incalcolabili sull’uomo dal settore agroalimentare, a quello della pesca a
tutto quello che riguarda la salute umana. Ogni specie che scompare non potrà
mai essere rigenerata da nessuna azione umana, neanche con la più sofisticata
tecnologia.
COSA DEVE FARE L’ITALIA
L’Italia deve sostenere la Nature Restoration Law, attualmente
in discussione in Europa, che prevede che gli Stati Membri ripristino il 20%
della propria natura entro il 2030.
L’Italia deve, inoltre, sostenere l’approvazione dei Regolamenti Pesticidi,
che aiuteranno a raggiungere l’obiettivo europeo e globale di riduzione dei
pesticidi entro il 2030.
L’Italia deve approvare ed integrare gli obiettivi di Montreal nella
Strategia Nazionale Biodiversità e nel suo piano di attuazione per
un’implementazione coerente entro il 2030.
Fonte WWF Italia.