Strage di specie protette anche nella nostra provincia…
Oltre 400 gli uccelli uccisi e 51 i cacciatori denunciati nell’ultimo quinquennio da guardie venatorie e polizia provinciale. Sequestrati anche fucili e registratori…
Una provincia sotto l’attacco dei bracconieri. Lo dicono i dati delle guardie venatorie del Wwf, che nel quinquennio 2012-2016 hanno sequestrato 47 fucili, 37 registratori illegali per la cattura degli uccelli e denunciato 51 persone. Uno sforzo immane da parte delle esigue forze a disposizione: 12 sono i volontari del nucleo Wwf di Pavia che lavorano gomito a gomito con gli 11 agenti della polizia provinciale. In questi anni c’è stata una vera e propria strage. Sono stati 400 gli esemplari protetti (soprattutto rispole, pettirosso, frosoni e allodole) trovati morti dalle guardie venatorie a seguito di operazioni nei boschi dell’Oltrepo e nella campagne di Pavese e Lomellina. 170 gli uccelli invece salvati nelle diverse operazioni. I cacciatori di frodo hanno una provenienza ben precisa, stando alle segnalazioni e alle denunce di questi anni: quasi tutti arrivano dal Bresciano e dal Bergamasco. Territorio di caccia preferito, secondo il Wwf, sembra proprio essere la provincia di Pavia. «Colpa, anche delle modifiche apportate alla legge regionale sulla caccia in Lombardia che hanno di fatto svuotato la portata della legge nazionale – spiegano le guardie del Wwf – prevedendo sia la possibilità di svolgere un pacchetto di giornate di caccia diversa da quella prescelta, sia da alcuni anni la possibilità per i soli capannisti di cacciare in qualsiasi ambito senza aver pagato la quota associativa, se ospitati presso un capanno». Soprattutto quest’ultima possibilità ha permesso ad un gran numero di cacciatori di arrivare da fuori. Secondo la legge nazionale invece, poi appunto modificata, «il cacciatore doveva essere iscritto ad un ambito per poter cacciare, ponendo così fine al “nomadismo venatorio” che significava una caccia senza responsabilità e un danno notevole alla fauna sia stanziale che migratoria, falcidiata da cacciatori che vagavano senza confini sull’intero territorio nazionale». Inoltre prevedeva l’opzione di caccia esclusiva: caccia vagante, caccia d’appostamento fisso o caccia in zona Alpi. Nel corso degli ultimi anni gli appostamenti fissi ai piccoli uccelli sono notevolmente aumentati: su circa 400 appostamenti fissi autorizzati in provincia, 150 sono per anatidi ( forma tipica di caccia tutta pavese) e 250 ai piccoli uccelli. «Da noi – assicurano le guardie ambientaliste – le regole vengono per lo più rispettate, visto che la maggior parte delle persone fermate e denunciate arriva da fuori». La provincia è suddivisa in 6 ambiti territoriali, l’iscrizione all’Atc (ambito territoriale di caccia) comporta il pagamento di una quota associativa (150 euro per la caccia alla stanziale e 51 euro per la sola migratoria). Gli appassionati di questo sport sono in tutto 5026 in provincia. Il lavoro quindi, ad agenti della polizia provinciale e volontari Wwf non manca.
E lo testimoniano i tanti interventi di questi anni. Il più clamoroso a Fortunago, nel 2013, dove vennero sequestrate undici reti per uccellagione già stese lungo 300 metri. Poi altre 75, ancora non svolte, che avrebbero raggiunto la lunghezza di un chilometro e mezzo. Decine gli “archetti” tipici del bresciano trovati, oltre a sagome di uccelli in gomma, 1600 le cartucce di vario calibro, munizioni a palla, due fucili da caccia risultati intestati ad un cacciatore della Bergamasca, sei richiami acustici e venti amplificatori, cinque lacci-cappio per mammiferi di cui uno armato, tre gabbie trappola.
L’ultima operazione, invece, sulle colline fra Miradolo e San Colombano, la settimana scorsa, denominata “Papageno 2016”. Gli operatori avevano scoperto già da tempo nella zona di Miradolo un’impianto in piena attività, formato da pali di bambù alti fino ad otto metri alla cui sommità veniva posto un “secco” ramificato completamente invischiato. Una metodo di caccia assolutamente illegale. Gli appostamenti per cogliere in flagrante i bracconieri sono durati oltre un anno. Alla fine, due cacciatori bresciani (uno è riuscito a fuggire) sono stati individuati e denunciati.
Fonte: Prov.Pavese.